L’intitolazione
La scelta del personaggio cui intitolare una scuola non è mai oziosa. La commissione preposta a tale operazione agisce con fini nobili e si prefigge in genere l’obiettivo di proporre agli alunni personaggi che abbiano in qualche modo illustrato con le opere la loro terra d’origine.
I personaggi che ancor oggi contribuiscono a tenere alto il nome di Pavullo in Italia e nel mondo sono numerosi, ma, ahimè, per lo più sconosciuti. La nostra Scuola Media è stata a suo tempo intitolata al più illustre dei figli di Pavullo e del Frignano, Raimondo Montecuccoli, la cui fama in Italia e in Europa dopo più di tre secoli dalla morte non si è ancora spenta, anzi proprio in questi ultimi tempi si assiste ad un rinnovato interesse intorno alle sue imprese e alle sue opere. Raimondo nacque nella rocca di Montecuccolo il 21 febbraio 1609, in una sala che ancora oggi è la più affascinante e praticamente l’unica ad essersi conservata integra con il grande camino e i fregi che la ornano. Forse è stato proprio questo ricordo sempre vivo a preservarla dal degrado in cui il resto del castello cadde nel corso del secolo XIX. Era figlio di Galeotto, uomo d ‘armi legato alla corte ducale di Modena, e di Anna Bigi, gentile e colta nobildonna ferrarese. Il ragazzo stette pochi anni a Montecuccolo poiché, rimasto presto orfano del padre, fu costretto dalle circostanze a mettersi al seguito del cardinale d’ Este, il cui desiderio era di avviare il rampollo Montecuccoli alla carriera ecclesiastica. La vera vocazione di Raimondo si manifestò però ben presto nell’incontro che egli ebbe a Modena con il generale Rambaldo di Collalto, generale dell’esercito imperiale. Il mestiere delle armi che tanti suoi antenati avevano esercitato sui campi d’Italia e d’Europa lo affascinò talmente che, messi da parte il progetto del cardinale e quello della madre, che lo avrebbero voluto cortigiano alla corte del Duca Francesco I, seguì il richiamo del leggendario esercito imperiale di Vienna. Arruolatosi come semplice soldato si trovò subito nella bufera della terribile Guerra dei Trent’anni. Su quei campi di battaglia il giovane Montecuccoli costruì la propria esperienza applicandosi con tenacia e impegno alla scuola dei comandanti come Tilly, Wallenstein, Gustavo Adolfo, Turenne, impegnati sull’uno e sull’altro fronte. Partì quindi dalla gavetta senza approfittare delle raccomandazioni che avrebbe potuto avere dal cugino Ernesto, anch’egli generale in quell’esercito. Ad una ad una con umiltà e sacrificio salì tutte le cariche militari e poco più che trentenne venne nominato generale dell’Impero. Tra le numerose battaglie una in particolare è ricordata, quella combattuta e vinta in Ungheria sulle rive del fiume Raab nel 1664 contro i Turchi. Una vittoria memorabile sia per il valore di stratega dimostrato da Raimondo, sia per il fatto in se stesso, in quanto il pericolo turco era stato momentaneamente fermato. Il Montecuccoli continuerà ancora a lungo a guidare le truppe dell’Impero cogliendo nuovi importanti successi e morirà nel 1680. Raimondo oltre che uomo d’armi fu letterato colto e intelligente. Conosceva e parlava diverse lingue quali l’italiano, il latino, il tedesco, il francese e lo spagnolo, avido lettore di libri di ogni argomento, ne portava con sé un certo numero sui campi di battaglia. Fu inoltre lui stesso un fervido ed eclettico scrittore. Le sue opere, pubblicate in edizione critica nell’Ottocento dal Foscolo, non sono meno grandi dei suoi piani di battaglia: per il linguaggio e per lo stile il Montecuccoli è considerato tra i più significativi scrittori del Seicento.
Tra le maggiori si pongono il Trattato della guerra, Dell’Arte militare e gli Aforismi. Egli si cimentò ancora in opere di argomento storico, politico, nella poesia e nella narrativa. Ancora oggi sono oggetto di importanti ricerche e di studi e argomento di tesi di Laurea. Tra le opere minori si deve ricordare sicuramente l’Istituzione di mio figlio Leopoldo in cui, ben lungi dal delegare l’educazione del figlio ad altri, detta agli istitutori le regole da seguire. Sono norme universali e senza tempo, così semplici e sagge che di sicuro porterebbero giovamento anche ai genitori, agli insegnanti e agli studenti di oggi. I consigli qui di seguito citati credo non abbiano bisogno di nessun commento. “Gli studi saranno di un’ora e mezza innanzi mezzodì e di un’ora dopo mezzodì e non più per non soffocar l’ingegno, ma con attenzione e assiduità”. “Leggerà e scriverà ogni giorno latino ed alemanno stampato e per iscritto”. “L’aria sia pura e temperata onde le stanze sian tenute sempre ben nette” “Nell’inverno non troppo riscaldare la stufa, ma mediocremente a poco a poco”. “Il maestro non faccia fumi, acciocchè non gli infettino il polmone com’egli facilissima cosa a succedere nelle viscere delicate d’un fanciullo”. Verso gli altri sia rispettoso a maggiori fra i quali sarà principalmente in suo riguardo il padre, la madre e i suoi precettori”. “Il maestro deve venire varie volte il giorno nell’ora disoccupata dallo studio ad insegnargli con amorevolezza e senza affettazione” “Il ballare insegnerà a far la riverenze e a portare bella persona e a disporre tutti li movimenti con bona grazia”. “Istituir l’animo ed avvezzarlo ad esser forte e a non temer i pericoli. Prof. Andrea Pini