Fonte: Tecnica della Scuola
Federalismo scolastico, le Regioni chiedono di partire entro un anno
La commissione Istruzione della Conferenza delle Regioni ha dato il via libera all'accordo che definisce tempi e modalità per trasferire dall'amministrazione centrale risorse finanziarie, umane e strumentali. Resta ora da superare il non facile confronto con i rappresentanti dello Stato.
Ha appena terminato l'ultima curva prima di tagliare il traguardo l'attesa attuazione del Titolo V della Costituzione, tra cui cardini è presente il federalismo scolastico: la commissione Istruzione della Conferenza delle Regioni ha dato il via libera all'accordo fra Governo, Regioni e Province Autonome su 'finalità, tempi e modalità di attuazione' proprio nella parte concernente l'istruzione.
Il testo, che passa ora al vaglio della Conferenza delle Regioni (il cui esito è praticamente scontato) e della Stato-Regioni (ultimo vero scoglio) e che dovrà essere attuato entro il 30 giugno 2013, prevede il trasferimento alle Regioni delle funzioni amministrative fissando tempi e modalità per trasferire dallo Stato centrale le risorse finanziarie, umane e strumentali. Dando così modo alle Regioni stesse di governare l'intero processo legato all'istruzione, inclusa, per il momento solo in prospettiva, la gestione del personale. Secondo Stella Targetti, vicepresidente della regione Toscana, "non è esagerato dire che stiamo cambiando la scuola" perché siamo di fronte ad un "accordo fondamentale".
Targetti, che è anche coordinatrice degli assessori regionali all'Istruzione, ritiene l'ok al testo fondamentale per sbloccare una situazione che si trascinava da tempo, soprattutto a seguito dei ricorsi avviati a livello locale e nazionale per definire, in particolare, la potestà e l'organizzazione della futura istruzione professionale: "ci lasciamo finalmente alle spalle – ha sottolineato la Targetti - una stagione, quella dei ricorsi e dei controricorsi fra Stato e Regioni, che ha fatto solo il male della scuola moltiplicando incertezze e rivendicazioni in una inutile divaricazione dei livelli decisionali: completiamo il processo di federalismo scolastico e diamo, finalmente, alle Regioni la possibilità di dare all'autonomia non solo le gambe ma anche la testa".
Resta ora da capire se l'accordo soddisferà anche i rappresentanti dello Stato. Quanto accaduto negli ultimi anni, con pochi punti di convergenza, fa supporre che il punto d'incontro non sarà così facilmente individuabile.
I contenuti dell'accordo
L'accordo comprende cinque capitoli: vengono individuate le competenze normative fra Stato e Regioni (le norme generali statali sulla scuola saranno raccolte in un Testo unico e si individueranno i livelli essenziali delle prestazioni da garantire sull'intero territorio nazionale Stato e Regioni si impegnano a semplificare le rispettive norme ed a chiarire i livelli di responsabilità degli enti locali); vengono predisposte le condizioni per l'esercizio delle funzioni amministrative e dei servizi pubblici su istruzione e formazione professionale (il Governo adotterà decreti per trasferire le risorse alle Regioni e queste si impegnano a riformare i loro apparati istituzionali. Passeranno alle Regioni dipendenti e risorse degli Uffici Scolastici regionali e provinciali).
Centrale il terzo capitolo che prevede il riparto, fra le Regioni, delle dotazioni organiche relative al personale scolastico : entro il prossimo 30 ottobre dovranno essere approvati i criteri. C'è accordo anche sul dimensionamento della rete scolastica e sul trasferimento alle Regioni dei beni e delle risorse ("umane, strumentali, finanziarie") della scuola. Così come c'è accordo sulla modifica legislativa necessaria per la disciplina del rapporto di lavoro del personale della scuola.
Entro il 31 dicembre di ogni anno, a regime, il dimensionamento della rete scolastica sarà assicurato, nell'esercizio delle rispettive competenze, dalle Regioni e dagli Enti locali ("nel rispetto dei vincoli annualmente stabilito per la finanza pubblica").
Gli ultimi due punti riguardano la realizzazione di un sistema unitario di raccolta dati, compresi quelli sull'edilizia scolastica e quelli sull'anagrafe degli studenti, e la sperimentazione di nuovi modelli gestionali-organizzativi nonché "forme avanzate di autonomia delle istituzioni scolastiche"
Fra Stato e Regioni vengono infine costituiti quattro gruppi di lavoro paritetici: edilizia scolastica, anagrafi e sistemi di valutazione, modelli organizzativi e professione dei docenti, perimentazione nuovi modelli per la gestione delle scuole. Le sperimentazioni riguarderanno anche interventi ("innovativi") per l'edilizia scolastica, modelli per il reclutamento del personale, nuovi modelli organizzativi ("anche valorizzando le reti di scuole").